domenica 25 dicembre 2011
sabato 17 dicembre 2011
sabato 10 dicembre 2011
martedì 29 novembre 2011
venerdì 25 novembre 2011
sabato 19 novembre 2011
venerdì 18 novembre 2011
Bambini soldato, il dramma del Congo
Fonte foto: The Guardian, foto di Nicolas Postal/EPA
«Quello che si prova all’inizio è un senso di vuoto. Poi c’è l’abitudine. Solo dopo crolla addosso tutto il peso di quello che hai vissuto e hai fatto». Sono i ricordi di un ex soldato bambino del Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. E ancora, una bambina rapita dai militari racconta: «Ero la donna di uno dei capi, ero la sua schiava: dovevo tenere tutto in ordine e pulito e preparargli da mangiare, la notte dovevo essere la sua schiava sessuale e soddisfare tutte le sue voglie. Poi quando lui è morto gli altri soldati hanno abusato di me, continuamente. Avevo solo voglia di suicidarmi».
Impressionanti le cifre dei bambini utilizzati nei conflitti in tutto il mondo: sono circa 300 mila i minori coinvolti in 30 conflitti nei 5 continenti, i morti sono milioni, i feriti molti di più. In Africa l’uso di bambini, dai quattro anni in su, è praticato in Sudan, Sierra Leone, Congo e Uganda. Con delle particolarità in ciascun paese: se in Sierra Leone il fenomeno, dopo dieci anni di conflitto, si è arrestato, in Congo e in Uganda arruolare bambini è pratica comune sia per i ribelli che per l’esercito regolare. Ai bambini spetta la pratica di iniziazione alla guerra più difficile da digerire: il primo attacco è al proprio villaggio dove, per dimostrare di aver tagliato i ponti con la propria famiglia (e costretti a farlo per non essere uccisi a loro volta) devono assassinare i propri genitori o i propri fratelli.
Il Congo è interessato da una guerra infinita, che formalmente ha interessato il paese dal 1996 al 2003, ma che in realtà non è mai terminata e continua ininterrottamente sotto forma di guerriglia con truppe governative o di ribelli provenienti da 5 diversi stati africani. All’origine degli scontri Il controllo e il saccheggio sistematico delle risorse naturali come oro, diamanti, coltan e legnami pregiati, di cui il paese è ricchissimo (il più ricco del continente). Ad oggi sono oltre tre milioni i morti, tra vittime dirette di scontri e massacri e quelle decimate dalla fame e dalle malattie. E i numeri continuano a crescere. Negli ultimi mesi si è assistito a un crescere della recrudescenza della guerra civile che insanguina ormai la zona del Kivu, un tempo perla e polo turistico dell’ex Zaire, per via del bellissimo lago e della natura incontaminata. Qui i bambini soldato vivono una situazione di orrore e crudeltà continua. E per le bambine la situazione è doppiamente difficile: oltre a combattere devono tenere il campo pulito, le divise in ordine, preparare da mangiare e soddisfare gli istinti sessuali dei soldati.
Il centro Mater Misericordiae di Bukavu (nella regione del Kivu) opera in tale contesto per offrire assistenza medica e psicologica a ex-bambini soldato e vittime di guerra. Fondato nel 1995, oggi il centro ha altre tre sedi a Makobola, Kasika e Kamituga. Psicoterapeuti, infermieri, operatori e volontari vengono coordinati dal medico congolese Colette Kitoga Habanawema, che ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra e che dopo essersi laureata in Italia ha deciso di tornare nel suo paese per aiutare la sua gente.
Oggi i centri accolgono e aiutano oltre 3.000 bambini tra cui orfani che hanno assistito all’uccisione dei loro genitori, bambini soldato che fuggono dall’esercito e dalla guerriglia, giovani sfruttati nelle miniere di oro e coltan, bambine e ragazze vittime di violenze. Il primo passo è quello di valutarne i traumi (fisici e psicologici) subiti e curarli. Poi i bambini vengono introdotti alla scolarizzazione e al recupero del gioco, completamente perso durante gli anni della vita da soldato. Nei centri i piccoli trovano anche protezione, possono nutrirsi, vestirsi, essere curati e ricevere quell’affetto che ogni bambino cerca, reinserendosi in una situazione di vita quasi normale.
Oggi i centri accolgono e aiutano oltre 3.000 bambini tra cui orfani che hanno assistito all’uccisione dei loro genitori, bambini soldato che fuggono dall’esercito e dalla guerriglia, giovani sfruttati nelle miniere di oro e coltan, bambine e ragazze vittime di violenze. Il primo passo è quello di valutarne i traumi (fisici e psicologici) subiti e curarli. Poi i bambini vengono introdotti alla scolarizzazione e al recupero del gioco, completamente perso durante gli anni della vita da soldato. Nei centri i piccoli trovano anche protezione, possono nutrirsi, vestirsi, essere curati e ricevere quell’affetto che ogni bambino cerca, reinserendosi in una situazione di vita quasi normale.
Escluso dai finanziamenti nazionali, per corruzione di politici e amministratori locali, e dai finanziamenti di ministeri esteri o comunità europea, perché è una realtà locale non sostenuta da ONG europee se non in forma saltuaria, il centro vive di donazioni e sostegni di un paio di onlus italiane, tra cui Cucimondo, che hanno conosciuto in prima persona Colette Kitoga e visitato le sedi in Congo.
giovedì 17 novembre 2011
venerdì 11 novembre 2011
lunedì 31 ottobre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
venerdì 21 ottobre 2011
giovedì 13 ottobre 2011
martedì 27 settembre 2011
mercoledì 21 settembre 2011
mercoledì 27 luglio 2011
venerdì 1 luglio 2011
mercoledì 22 giugno 2011
mercoledì 15 giugno 2011
domenica 12 giugno 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)